Brennero, Unatras scrive a Draghi affinché sblocchi la situazione. «Disagio continuo e sfibrante nuoce irrimediabilmente all’intero sistema produttivo nazionale»
Una situazione ancora lungi dall’essere risolta quella che da metà febbraio attanaglia il Brennero a causa dell’obbligo di tampone negativo imposto da Germania e Tirolo anche agli autotrasportatori. Un’imposizione che prosegue, nonostante l’inserimento dell’Italia, da parte del Governo federale tedesco, nelle nazioni di fascia di pericolosità pandemica più bassa: questo perché tutti coloro che transiteranno […]
Una situazione ancora lungi dall’essere risolta quella che da metà febbraio attanaglia il Brennero a causa dell’obbligo di tampone negativo imposto da Germania e Tirolo anche agli autotrasportatori. Un’imposizione che prosegue, nonostante l’inserimento dell’Italia, da parte del Governo federale tedesco, nelle nazioni di fascia di pericolosità pandemica più bassa: questo perché tutti coloro che transiteranno per zone ad alto rischio saranno comunque costretti a registrarsi nel portale tedesco e presentare il certificato di negatività. E l’Austria, su cui il valico del Brennero si affaccia, è proprio tra queste. Dai rallentamenti e dagli ulteriori oneri per effettuare i continui tamponi (in pratica ogni 48 ore) sono conseguite gravissime difficoltà per tutto il settore dell’autotrasporto e industriale nazionale.
Gli allarmi continui lanciati dalle associazioni di categoria in queste ultime settimane sono stati raccolti da Unatras, l’Unione Nazionale delle Associazioni di Autotrasporto merci, che ha scritto una missiva direttamente al Presidente del Consiglio Mario Draghi per sollecitare il suo diretto intervento affinché la situazione al Brennero, già aggravata dai continui divieti austriaci (prima per le classi merceologiche e poi notturni per le classi ambientali dei veicoli) venga definitivamente sbloccata.
Brennero, autotrasporto sottoposto a “assurda vessazione”
“L’assurda vessazione a cui le imprese di autotrasporto italiane sono soggette da settimane – esordisce la lettera Unatras firmata dal Presidente dell’Unione Amedeo Genedani – sta compromettendo l’operato di un settore di importanza, ora più che mai, strategica. Non è il mero spirito corporativistico ad alimentare la nostra apprensione, è piuttosto l’interesse per le sorti complessive del Paese. Il disagio continuo e sfibrante che le nostre imprese si trovano a vivere nuoce irrimediabilmente all’intero sistema produttivo nazionale, mette a repentaglio l’approvvigionamento di beni essenziali e rischia di pregiudicare la possibilità di una ripresa economica rapida ed energica, se non vengono prese contromisure adeguate”.
Per le associazioni di categoria il problema non deve “passare in secondo piano o, peggio, essere ignorato. Dal 14 febbraio scorso, a seguito del diffondersi della variante brasiliana del Covid nel Tirolo, è stato introdotto l’obbligo, per gli autotrasportatori italiani diretti in Germania, di sottoporsi al test antigenico o molecolare per poter attraversare la frontiera austriaca. Tale imposizione è scaturita da un’iniziativa presa dalle autorità tedesche e austriache in modo del tutto estemporaneo, senza concertazione né coordinamento con le omologhe istituzioni italiane, o con i rappresentanti delle categorie interessate dalle restrizioni”.
L’approvvigionamento dei beni essenziali è a rischio
“L’intempestività del provvedimento, che pregiudica l’approvvigionamento di beni essenziali in un momento tanto delicato come quello attuale, ci lascia francamente sgomenti. Per di più, dal 23 di febbraio, l’applicazione di una tariffa di 40 euro per l’erogazione dei test anti-Covid presso l’autoporto Sadobre di Campo di Trens, ha di fatto trasformato questo adempimento sanitario in un’ulteriore gabella che grava sui bilanci delle nostre imprese. Apprendiamo ora che l’obbligo di tampone, la cui scadenza era inizialmente fissata per oggi, si protrarrà fino al 17 di marzo prossimo. Purtroppo, quello che si sta consumando al Brennero, è solo l’ultimo capitolo di una vicenda annosa e amara, che si trascina da anni.
“L’impenetrabilità dell’arco alpino è un grande nodo gordiano, o piuttosto un capestro, che soffoca l’export italiano e mina l’integrazione politica ed economica tra gli Stati membri dell’Unione Europea: un problema che assume contorni particolarmente odiosi nella drammatica congiuntura sociale, economica e sanitaria che con grande fatica e sacrificio il Paese sta affrontando. Non disconosciamo le ragioni sanitarie che motivano le restrizioni agli spostamenti imposte dai Governi austriaco e tedesco. Come cittadini responsabili e rappresentanti di uno dei più importanti comparti produttivi del Paese, rispettiamo senza riserve l’imperativo sacrosanto della salvaguardia della popolazione dal rischio di contagio”.
“Tuttavia, non possiamo fare a meno di domandarci che tipo di giovamento possano trarre i cittadini europei dall’intralcio al transito delle merci (tra le quali si annoverano anche beni di prima necessità, farmaci e dispositivi sanitari) nel pieno di un’emergenza pandemica. Non possiamo fare a meno di domandarci, infine, cosa trattenga il Governo italiano dall’adottare misure precauzionali analoghe nei confronti degli autotrasportatori provenienti da Austria e Germania, se davvero le ragioni sanitarie addotte sussistono. Soprattutto, non possiamo non nutrire il ragionevole timore che l’appello alla tutela della salute pubblica, occulti, in realtà, il perseguimento di obiettivi politici interessati”.