Bonus gasolio, ecco il codice per accedere al credito d’imposta. Franchini: “Ma la procedura va rivista”
L’Agenzia delle Entrate ha ora stabilito il Codice tributo (6989) da inserire nel modello F24 per beneficiare del credito di imposta. "Davvero una magra consolazione per quelle aziende che hanno dovuto farsi carico interamente degli aumenti del costo del carburante e che ora ottengono solo una parziale e tardiva compensazione”, ha commentato la portavoce di Ruote Libere.
Le aziende di autotrasporto in possesso di veicoli da Euro V in su possono finalmente fruire del bonus gasolio, misura pensata per compensare l’aumento del costo del carburante verificatosi quest’anno e per non penalizzare i possessori di veicoli meno inquinanti che avevano visto evaporare il rimborso ordinario delle accise. Si tratta, più nel dettaglio, di un credito d’imposta pari al 28% delle spese sostenute nel primo trimestre del 2022 per acquistare carburante impiegato su mezzi di categoria Euro V o superiore. L’Agenzia delle Entrate ha ora stabilito il Codice tributo (6989) da inserire nel modello F24 per beneficiare del credito di imposta.
Cinzia Franchini sul bonus gasolio
Una misura giusta ma, secondo la portavoce di Ruote Libere, Cinzia Franchini, arrivata con colpevole ritardo, visto che l’accordo per la sua erogazione era stato raggiunto già nel mese di marzo. “Davvero una magra consolazione per quelle aziende che hanno dovuto farsi carico interamente degli aumenti del costo del carburante e che ora ottengono solo una parziale e tardiva compensazione”, ha commentato Franchini, che punta il dito contro la farraginosa procedura per l’accesso al bonus. “Senza i click day e senza i portali creati ad hoc, i rimborsi sarebbero già scattati in automatico non solo per il primo trimestre, ma anche per il secondo e terzo trimestre. È evidente che il ritardo cumulato non può replicarsi e che, se vogliamo davvero tentare di salvare le imprese di autotrasporto che ancora resistono, occorre procedere immediatamente al ripristino del rimborso ordinario, una misura che deve correre in parallelo, e non considerarsi alternativa, al taglio delle accise di 30 centesimi prorogato fino a fine anno”.