Il DPCM del 3 novembre ha istituito a livello regionale le zone rosse, arancioni e gialle in base all’intensità della crisi pandemica. Così, la mobilità è crollata di nuovo. Certo, non ai livelli del primo lockdown di marzo e aprile, ma comunque con effetti che si sono fatti sentire. In particolar modo, sui consumi di carburante e, a cascata, sui benzinai. Per i quali la situazione si sta facendo insostenibile, con numerose attività a rischio collasso, soprattutto in corrispondenza delle autostrade.

Una missiva congiunta denuncia la drammatica situazione dei benzinai. Missiva inviata alle istituzioni dalle associazioni di categoria del settore:

  • Faib
  • Fegica
  • Figisc
  • Anisa

Queste, avvisano: il rischio, in assenza di provvedimenti urgenti, è la progressiva chiusura degli impianti. Con evidenti disagi anche per la categoria degli autotrasportatori.

I provvedimenti anti Covid-19 e le conseguenze sui benzinai

Tanti i provvedimenti messi in campo dalle istituzioni per arginare i contagi. Questi, sono andati ad impattare diffusamente su tutto il tessuto di impianti gestiti dai benzinai, sia ordinari che autostradali. Ciò, a detta delle federazioni, per la limitazione dei movimenti, della circolazione di cittadini e veicoli. Inoltre, per la limitazione dell’apertura di scuole ed attività diverse (anche ad orario ridotto). E, in ultimo, per il ricorso, ormai sempre più frequente, allo smart working.

Le Federazioni hanno infatti sottolineato che la distribuzione carburanti ha subito nel 2020 un vero e proprio tracollo. Con perdite di erogato (e fatturato) superiore al 40% sulla viabilità ordinaria e di circa il 70% su quella autostradale.

Le misure per il settore sembrano essere finite nel dimenticatoio

Nonostante abbiano apprezzato lo sforzo fatto dalle istituzioni la scorsa primavera per la categoria, durante l’inizio della cosiddetta “fase 2”, le Federazioni denunciano la stasi. Stasi, a livello normativo, che ha interessato i benzinai.

Tra gli interventi annunciati non si sono ancora concretizzati, per esempio:

  • «il “trasferimento” alle gestioni della riduzione delle royalties da parte dei Concessionari Autostradali agli Affidatari»
  • «l’emanazione – da parte del Mise – dei Decreti attuativi sui “contributi figurativi”», una misura che era stata inserita per il rotto della cuffia all’interno del Decreto Rilancio (firmato a maggio) e «destinata al parziale ristoro dei Gestori che, in autostrada, sono stati costretti ad essere aperti comunque, in ossequio al pubblico servizio essenziale, nonostante ripetuti solleciti».

A tutto ciò si aggiunge la mancanza di specifiche misure dedicate ai benzinai negli ultimi decreti emanati dal Governo. Misure a sostegno delle categorie più colpite dalle nuove misure restrittive, ovvero il Decreto Ristori (5 miliardi) e il Ristori-Bis (con ulteriori 2.8 miliardi).

«La categoria dei gestori carburanti – lanciano l’allarme Faib Fegica Figisc e Anisa – è stata esplicitamente esclusa da qualsiasi forma di ulteriore sostegno economico, pur in presenza di progressive e notevoli perdite per effetto dei provvedimenti nazionali e regionali sopra indicati».

I benzinai vanno inseriti nei Decreti Ristori

La richiesta delle Federazioni, a questo punto, è quella di inserire all’interno dei Decreti di prossima pubblicazione misure specifiche per la categoria dei benzinai. Categoria ancora una volta duramente colpita dalle conseguenze della pandemia di Covid-19, valutando i problemi emergenti su tutto il territorio (e solo parzialmente segnalati). Il tutto «al fine di evitare la chiusura delle loro attività ed il licenziamento-di fatto- di migliaia di addetti».

Sospensione graduale delle attività a partire dal 27 novembre

Dopo aver sollecitato l’apertura di un tavolo urgentissimo con il ministro Pautanelli (MISE), qualora le misure contenute nei Decreti Ristori non dovessero essere ampliate anche alla categoria, le Federazioni hanno evidenziato che i benzinai «non saranno più in grado di garantire l’apertura degli impianti. Con continuità e regolarità. A partire dalle autostrade nelle quali, dal prossimo 27 Novembre, verranno sospese le aperture notturne e, dalla settimana seguente, anche quelle diurne».

Gli effetti sull’autotrasporto

Ma nel comunicato inviato ai gestori per sollecitarli ad una forte presa di coscienza collettiva, le Federazioni hanno precisato che «non si tratta di un’iniziativa di sciopero, quindi, ma di una concreta conseguenza della drammatica sofferenza della Categoria». I cui effetti si riverseranno inevitabilmente anche sull’autotrasporto che, già in difficoltà per la chiusura dei ristoranti e delle trattorie dopo le 18.00 sulle strade ritenute “secondarie”, potrebbe essere travolto da nuovi fortissimi disagi.

Perché, come hanno sottolineato le Federazioni, «se le aree di servizio, fossero costrette a non poter più assicurare il regolare svolgimento del servizio, a cominciare da quello notturno per ragioni economiche che sono manifeste, dovranno, nell’impossibilità di “abbassare le serrande”, mantenere, ove indispensabile,  gli impianti presidiati ma a stazione completamente spenta (pali, pensiline, corsie di accelerazione e decelerazione, locali, ecc.)».

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