Autotrasporto, la domanda crolla del 70%. Anita: le imprese non possono sopravvivere così
La domanda di trasporti cala del 70% con il conseguente rischio che le forniture sanitarie e alimentari non possano più essere garantite perché le imprese di settore non possono sopravvivere, economicamente parlando, con i soli trasporti di prima necessità. La mancanza di liquidità, già sottolineata dal report Unrae per quanto riguarda le difficoltà del mercato […]
La domanda di trasporti cala del 70% con il conseguente rischio che le forniture sanitarie e alimentari non possano più essere garantite perché le imprese di settore non possono sopravvivere, economicamente parlando, con i soli trasporti di prima necessità. La mancanza di liquidità, già sottolineata dal report Unrae per quanto riguarda le difficoltà del mercato truck, e l’aumento vertiginoso dei costi di trasporto, causati dalle misure di contenimento dei Dpcm governativi contro la diffusione del Covid-19, fanno lavorare in perdita le imprese dell’autotrasporto merci e logistica, spingendole verso la drammatica scelta di chiudere le proprie attività. È quello che emerge dall’ultima conferenza Anita (Associazione Nazionale Imprese Trasporti Automobilistici), svoltasi rigorosamente in modalità telematica per garantire le misure di sicurezza anti-contagio.
Il mondo dell’autotrasporto a rischio secondo Anita
Il grido d’allarme lanciato dalla base associativa di ANITA durante la videoconferenza riguarda tutto il settore, anche le aziende che restano comunque più attive in questo momento complicato: “Le nostre aziende specializzate nel trasporto di alimentari freschi, oltre al forte calo del fatturato, subiscono enormi costi per lo sbilanciamento dei flussi di traffico, i percorsi a vuoto, i lunghi tempi di attesa presso gli stabilimenti aziendali e le frontiere” – fa sapere Umberto Torello, Presidente di ANITA-Transfrigoroute Italia. “Non possiamo continuare a fornire servizi di trasporto per garantire l’approvvigionamento dei prodotti alimentari in assenza di un adeguato sostegno economico e finanziario da parte dello Stato”.
Secondo Anita, le misure contenute nel Decreto “Cura Italia”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 17 marzo e ritoccato nei giorni successivi, non sono sufficienti. Per gli associati limitare e spostare i termini di pagamento di oneri e tributi per lo Stato non basta, poiché i contributi in conto gestione per le imprese sono irrisori. Inoltre, fa notare l’associazione di categoria, lo slittamento delle scadenze dei prestiti rateali e mutui non è previsto per le grandi imprese.
Anita, come Unrae, chiede una terapia d’urto basata sulla liquidità
“Per mantenere in vita il settore abbiamo bisogno di interventi più massicci. Ci vuole una terapia d’urto che dia liquidità alle aziende, permettendogli per i prossimi anni di risparmiare sui costi al fine di bilanciare le ingenti perdite accumulate in questi mesi” – fa presente Thomas Baumgartner, Presidente di ANITA.
“Chiediamo al Governo – prosegue il presidente di Anita – di aumentare adeguatamente il Fondo del Ministero dei Trasporti, previsto per le imprese iscritte all’Albo, per garantire lo sconto massimo dei pedaggi autostradali già accordato, contestualmente all’esonero totale del pagamento per i mesi di aprile e maggio. Chiediamo il temporaneo esonero dalle accise sul gasolio. Necessari anche la decontribuzione degli oneri sociali, da imputare a carico dello Stato e interventi sui costi dei traghetti per garantire la continuità territoriale per le isole”.
La filiere dell’autotrasporto e della logistica impiegano 1,5 milioni persone e in tempi normali producono il 9% del PIL italiano. La chiusura di tante aziende, oltre ad avere effetti catastrofici sull’occupazione, metterebbe a repentaglio l’approvvigionamento dei beni di prima necessità e comprometterebbe la ripresa economica una volta finita la fase emergenziale.