tir al brennero

È scacco matto nella partita sul futuro dell’A22, l’autostrada del Brennero. A fare la mossa vincente, il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che ha fatto tornare l’Autobrennero totalmente pubblica, in coppia col presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher.

Con la sponda del parlamentare europeo della Svp (Partito popolare sudtirolese) Herbert Dorfmann. Col protocollo di Bruxelles del 14 gennaio scorso, si è ‘blindata’ l’Autostrada del Brennero, assegnando alla Spa, con la benedizione della Ue, la concessione per la gestione dell’A22 fino al 2045 al canone di 45 milioni l’anno.

Ottima notizia, visto che tra le clausole della nuova concessione c’è il vincolo a non aumentare i pedaggi oltre l’indice Istat annuale. E, ancora più importante, si incarica la società di gestire il ‘sistema mobilità’ lungo l’asse del Brennero senza poter poter fare utili e senza incrementare i transiti, per puntare invece sulla riduzione dell’impatto ambientale e sulla compensazione della presenza dell’infrastruttura migliorando la viabilità d’accesso.

Ciliegina sulla torta, alla concessionaria spetta il ruolo di cabina di regia anche sul versante ferroviario, in particolare per tutto ciò che attiene alla realizzazione del Bbt, il tunnel basale del Brennero, su cui di recente si è riversata una pioggia di finanziamenti comunitari. Mentre l’unico risvolto negativo, ventilato a Bruxelles, sarebbe l’applicazione ai tir sulla Modena-Brennero dell’Eurovignetta, che differenzia i pedaggi per classe di emissioni. Partita a scacchi, sull’Autobrennero, cominciata a aprile 2014, quando scaduta la concessione si è aperto il valzer degli appetiti sul più importante, trafficato e redditizio asse di transito attraverso le Alpi.

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